LA MIA PELLE E' UN CIFRARIO
cifrario ci·frà·rio/ sostantivo maschile
1. Repertorio che contiene il codice o la chiave per la trasmissione o l'interpretazione di messaggi in cifra

Osservo molto il linguaggio non verbale, ma anche ogni altra traccia che non siano solo le parole, nelle persone con cui lavoro (la parola “pazienti” non mi è mai piaciuta, anche se ancora non ho trovato una valida alternativa).
Il timbro della voce, la limpidezza dello sguardo, il corpo, nelle sue posture, nelle sue andature in movimento ma anche nella sua cura, nelle sue mille modalità di esprimersi, di confermare o di contraddire quanto le parole esprimono e poi l'abito su misura che lo contiene, l'interfaccia osmotica tra noi ed il mondo esterno: la pelle. Un colorito spento e grigio tradisce indubbiamente stanchezza, poca vitalità. Il rossore delle emozioni, che in certe persone è quasi una condizione permanente che parla della loro emotività costante e pervasiva, che si accende andando al di là della volontà. Gli eritemi che non corrispondono a nessuna causa apparente, spesso la via di espressione di rabbia repressa.

Le chiazze che ricoprono il collo e la scollatura durante i momenti emotivamente più animati in certi soggetti. Per non parlare della psoriasi, non a caso definita malattia dell'anima. Una pelle luminosa, invece, non può che essere il biglietto da visita che comunica non solo che siamo in salute ma anche che siamo in pace con noi stessi e con il mondo. Esiste poi un'altra categoria di “tracce” sulla pelle da decifrare. Tracce che esulano dalla fisiologia e sono il frutto delle nostre scelte, oltre che la deliberata espressione di qualche parte di noi: i tatuaggi, orecchini, piercing. Visibili a pochi intimi, mostrati a tutti, espressione di ribellione, tributi d'amore, accompagnati da nomi e parole, simboli universali, motivi creativi, cancellati dal laser, ... tanto raccontano di chi li ha scelti. La nostra pelle, inoltre, porta anche i segni di ogni volta in cui il nostro interno è entrato in contatto con l'esterno in modalità brutale: le cicatrici. Possono essere incidenti, interventi chirurgici, traumi, tagli cesarei, ma sempre, ed in ogni caso, per la nostra pelle, e quindi per noi, una forma traumatica di invasione e di apertura non contemplata all'esterno, anche quando porta alla luce la vita oppure la salva.

La “pelle come un cifrario”, immagine evocativa presa a prestito da una raccolta di poesie di Monica Maggi, calza a pennello. La pelle come un codice che può essere in grado, a chi sa decifrarlo, di schiudere segreti, di consentire l'interpretazione di un messaggio, quello che sulla superficie del nostro corpo racconta come stiamo in quel momento ma anche cos'è stato di noi e anche dove desideriamo e temiamo andare, nell'umano ed oscillante eterno conflitto tra desideri e paure. Non per niente è antica la suggestione di osservare le pieghe della pelle delle mani per leggervi l'andamento della vita in un sunto racchiuso in una spanna. Tuttavia, il proprio destino ritengo che sia meglio prenderlo in mano, piuttosto che che farselo leggere e il modo migliore per farlo resta quello di lavorare su se stessi, per aumentare la propria capacità di vivere la vita nel modo più appagante possibile nonostante tutto. Una possibilità speciale è quella di dedicarsi del tempo ad imparare l'arte di trasformare le proprie cicatrici dell'anima in elementi di forza e di rendere preziosa la propria esperienza nella sua interezza ed unicità.

d.ssa Stefania Macchieraldo

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l'arte di valorizzare le crepe della vita.
Laboratorio esperienziale tra arte manuale e arte dell'anima.

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