I conflitti di coppia possono essere uno strumento di crescita: a questo fine, però, è necessario che entrambi i partner dispongano di un livello sufficientemente buono di maturità emotiva, cioè di capacità di contatto comprensivo e riflessivo con le emozioni proprie e dell’altro.

In caso di deficit del livello di maturità emotiva di uno o entrambi i partner, i conflitti fanno entrare la coppia in modalità relazionale distruttiva: si perde di vista l’obiettivo comune della scelta di stare insieme ovvero l’aumento del benessere individuale grazie alla presenza amorevole dell’altro.

In tale situazione spesso si assiste ad un arroccarsi sulle proprie posizioni di attacco e difesa, invece di venirsi incontro in una posizione equilibrata che metta insieme armoniosamente le ragioni e i bisogni dell’individuo con quelle della coppia.

Quando i partner diventano portatori di istanze emotive opposte e contrapposte, le reciproche posizioni tendono ad estremizzarsi e si passa dallo “stare con l'altro” allo “stare contro l'altro” che sgretola la coppia.

È lì che la storia può finire finire.

Oppure...

Oppure è lì che comincia la terapia e il processo di crescita, per creare una coppia più matura, nuova, caratterizzata da consapevolezza e realtà.

A questo fine, non serve a nulla esplorare le singole ragioni di conflitto.

È necessario lavorare sul livello di maturità emotiva individuale e di coppia, per insegnare ai due partner:

  1. come regolare la distanza senza diventare individui con vite parallele;

  2. come comunicare in modo rispettoso ed efficiente per non diventare una “coppia muta” e/o una “coppia sorda”;

  3. come scusarsi in modo non manipolatorio;

  4. come perdonare e perdonarsi;

  5. come coltivare la gratitudine e il riconoscimento reciproco

L’obiettivo non è guarire la coppia vecchia bensì costruirne una coppia nuova, più sana e più felice, in grado di crescere ed evolversi insieme.

 

d.ssa Stefania Macchieraldo

Psicologa-Psicoterapeuta, Consulente Sessuale

340.74.60.184

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La psicologia e lo yoga sono discipline complementari che si propongono obbiettivi parzialmente analoghi con metodi diversi.

La psicologia occidentale, ha progressivamente accolto il valore del pensiero orientale per il raggiungimento del benessere psicofisico.

Già Karl Jung nel 1932 parlava delle similitudini tra psicoanalisi e kundalini yoga, tuttavia per il primo secolo della sua storia la psicologia ha in gran parte tralasciato il ruolo del corpo nel benessere dell’individuo.

A partire dagli anni novanta, le teorie cognitive di terza generazione spostarono l’attenzione del discorso psicologico verso l’uso dell’accettazione per raggiungere un’efficace gestione delle emozioni e dei comportamenti.

L’integrazione di principi yogici e tecniche psicologiche – come accade nella Mindfulness - ha preso piede negli ultimi anni, a fronte dei molti studi che comprovano l’efficacia di questo approccio nel trattamento di numerosi disturbi tra cui depressione, ansia, disturbo post-traumatico da stress, disturbi dell’attenzione e psicosi.

 

In questo modo si adotta un approccio integrato, dove corpo e mente sono coinvolti nel processo di consapevolezza e il connubio tra psicologia e yoga diventa molto efficace.

Da un lato, il metodo psicologico permette di esplorare la storia personale, relazionale, familiare, e culturale di ognuno per acquisire una maggior consapevolezza dell’esperienza emotiva, per trasformare copioni disfunzionali che continuano a ripetersi e non di rado passando di generazione in generazione, per uscire dai momenti di stasi esistenziale e così via.

Dall’altro, lo yoga offre strumenti per entrare in contatto con le emozioni, accoglierle, contenerle, trasformale ed onorare i bisogni del corpo insieme a quelli della mente, rafforzando la persona in ognuna della sue parti ed innescando un fruttuoso rinforzo reciproco di mente e corpo.

 

Mentre la psicologia spesso privilegia le parole per accedere alle emozioni e alle storie delle persone, lo yoga vi accede attraverso il corpo ed il respiro consapevole.

In realtà, intuendo la centralità del corpo e l'essere incarnata della psiche, da sempre, nel mio approccio psicoterapeutico ho studiato per andare oltre il semplice uso della parola, passando attraverso i metodi attivi, il movimento teatrale, l'espressività creativa, le risorse inconsce.

Inoltre, ho potuto sperimentare in prima persona la potenza di percorsi psicologici abbinati alla pratica yoga; percorsi paralleli o integrati che si potenziavano a vicenda, rendendo tangibile il cambiamento e i movimenti evolutivi.

Man mano che percorro ed osservo questa strada, sono sempre più convinta che sia quella più corretta per vivere meglio e per raggiungere un completo e duraturo benessere psicofisico e relazionale.

 

Per questo motivo ho maturato l'idea di dedicare aprire uno spazio e del tempo di pratica presso Kimila con l'intervento di insegnanti di yoga qualificati.

Uno piccolo Sangha, un luogo di incontro, aperto a tutti sia chi non ha mai praticato e desidera avvicinarsi allo yoga sia a chi ha più esperienza ma desidera praticare insieme.

Iniziamo sabato 7 maggio 2022 dalle 9,00 alle 10,30 e successivamente ci incontreremo ogni sabato mattina per i mesi di maggio e giugno.

Ogni lezione è un incontro a sé durante la quale praticheremo yoga con Valerivene (Valeria Zannoni) e mediteremo con la mia conduzione ispirandoci ai principi della Mindfulness.

 

d.ssa Stefania Macchieraldo – Psicologa-Psicoterapeuta

 

Info e prenotazioni: 340.74.60.184 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

Percorsi di Mindfulness

per prendersi cura di sé stessi, liberarsi dallo stress, vivere e nutrirsi in modo equilibrato

 

Il percorso prevede una serie di formazioni che possono anche essere seguite separatamente.

 

Mindfulness Full

corso base in otto moduli per apprendere ed applicare la mindfulness nella propria vita

e vivere con più appagamento e benessere

MINDFULNESS FULL - Percorso Base Protocollo Completo in 8 moduli in 4 incontri

 

Mindfulness Eating

il corso dedicato al rapporto con l'alimentazione

e il suo miglioramento attraverso la meditazione

MINDFULNESS EATING – percorso di alimentazione consapevole

 

Mindfulness Relazionale

laboratorio seminarle durante il quale si applica la meditazione alla comunicazione nelle relazioni interpersonali

Mindfulness Relazionale – gestire costruttivamente la comunicazione con gli altri

 

Mindfulness Eating Bambini

percorso dedicato all'alimentazione dei bambini e coinvolge

i piccoli e i loro genitori o adulti di riferimento

Percorso Minfulness Eating Bambini (bambini e genitori)

 

QUANDO, DOVE e COME

 

Da marzo a giugno.

A Cavaglià in provincia di Biella, a 50 minuti da Torino e 60 da Milano.

Gli incontri si svolgeranno presso le sale, gli spazi ed il giardino di Kimila - Teatro dell'Anima – e location limitrofe, immersi nella natura tra laghi e boschi.

I corsi verranno erogati in presenza in piccolo gruppo, osservando tutte le precauzioni necessarie in materia di prevenzione Covid.

Quando gli incontri sono di una giornata è possibile pranzare insieme presso l'Agriturismo Parie'.

Si suggeriscono abiti comodi, tappetino e una copertina.

Ulteriori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.    -    347 74 60 184

 

Questi primi mesi dell'anno mi hanno vista alle prese con la conclusione di due eccellenti ed eccezionali percorsi, eccezionali in termini di risultati, crescita ed evoluzione dei protagonisti ma anche e soprattutto in termini di relazione umana instauratasi nel tempo e lungo le cadute e le risalite, percorse insieme.

Se il primo incontro con il terapeuta è di una valenza unica e fondamentale, non lo è da meno la conclusione del percorso stesso, con la differenza che, a volte, il suo valore non è del tutto percepito e di conseguenza il rischio è di perdere l'inestimabile ricchezza del congedo: un bagaglio di energie propulsive per navigare ancora più sicuri verso le prossime tappe della propria esistenza.

A volte capita che, nel momento in cui le persone stanno meglio o ne hanno l'impressione, abbandonino la terapia.

E' pieno diritto di ognuno farlo. Meglio però farlo nell'unico modo che consente di capitalizzare quanto raccolto ed investito nel percorso: in modo concordato e consapevole, come recita anche il contratto terapeutico.

La fase conclusiva di un percorso, non è una formalità accessoria ma previene ricadute e fa un ultimo essenziale dono, ricapitola e compendia tutti i risultati raggiunti e le risorse interiorizzate.

Può essere una conclusione temporanea o definitiva ma in ogni caso va realizzata e onorata come tale per potere essere una fase che da buoni frutti e potenzia ulteriormente quanto raccolto.

Concordato ovvero ci si prepara insieme, terapeuta e paziente, a questo momento e consapevole ovvero prendendosi la responsabilità di quanto raggiunto, di quali sono i punti di forza e i punti di vulnerabilità, di cosa viene lasciato in sospeso, se qualcosa in sospeso resta, piuttosto che la consapevolezza che è tempo di chiudere un ciclo per aprirne un altro, ma con una forza nuova, consapevolezze fondanti e risorse inedite, dono della terapia.

Saper chiude costruttivamente è un'abilità non semplice che spesso nella vita stessa procura guai, saper chiudere in modo corretto ed arricchente un percorso di terapia, fornisce alla vita di ognuno il dono conclusivo della terapia e perderlo è sempre davvero un peccato.

 

Nell'immagine la ricostruzione fantasiosa delle tappe (carte dietro), da sinistra a destra, di un percorso ma, soprattutto, delle risorse (carte davanti) che il percorso ha attivato e che sono state utilizzate ed acquisite per andare oltre e fiorire nel cammino di realizzazione di se stessi.

Lo confesso, ieri ho pianto.

Ho sentito pungere le lacrime e non le ho trattenute.

Non è la prima volta che a seguito degli incontri che avvengono in terapia resto in compagnia delle mie emozioni.

Ieri era un'emozione “bella”. Erano lacrime di commozione per la reciprocità umana che, di frequente, nasce tra paziente e terapeuta, soprattutto quanto si sono attraversate insieme tempeste e scalate insieme pareti.

Ieri era la commozione della consapevolezza aver realizzato un buon lavoro, fatto di fatica e autenticità per consentire l'espressione dell'esistenza liberata da pesi inutili.

Ieri era l'emozione di sentirsi riconosciuti come essere umano ancora prima che professionista.

Il terapeuta è un essere umano.

Talvolta idealizzato, certamente. E talvolta questa idealizzazione è anche funzionale al processo terapeutico. Tuttavia, un effetto collaterale può essere quello di ritenerlo immune dal qualsiasi ferita relazionale e, di conseguenza, fornirsi un alibi per non tenere in considerazione le emozioni del terapeuta stesso.

I diversi approcci psicoterapeutici consentono una maggiore o minore “trasparenza” ed autenticità del terapeuta, un maggiore o minore concedersi di essere se stessi di fronte al paziente, scelta che molto ha a che fare anche con la personalità del terapeuta stesso. In ogni caso, il terapeuta ha emozioni anche intense e con esse lavora sia che le mostri o meno.

Il terapeuta per essere efficace, deve necessariamente immergersi nelle proprie emozioni e questo aspetto è a carico del terapeuta stesso che con i suoi strumenti gestisce ciò che prova.

E poi c'è l'aspetto più squisitamente relazionale dell'incontro tra due esseri umani che trascende la relaziona terapeutica per farsi relazione umana.

E' lì che può accadere di sentirsi “masticati e sputati”, usati alla bisogna.

Il fatto che il terapeuta abbia gli strumenti per capire le dinamiche che muovono tali comportamenti, nulla toglie all'intensità delle emozioni e delle delusioni che scatenano.

La relazione terapeutica, come ogni relazione va curata adeguatamente ovvero con rispetto la stesso capacità di rispetto che ci consentirà di avere buone relazioni nel mondo.

d.ssa Stefania Macchieraldo

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